[…] Vorrei ricordare quanto sta accadendo a Rimini. Qui il Teatro Comunale, costruito tra il 1843 e il 1857 su progetto di Luigi Poletti, fu gravemente danneggiato da un bombardamento nel dicembre 1943: crollò il tetto della sala e del palcoscenico, mentre rimase intatto l’avancorpo monumentale. Il saccheggio di materiali e arredi nel dopoguerra fu seguito dalla demolizione di strutture praticamente illese, come gli ordini dei palchi e buona parte dei muri laterali; nel 1959 platea e palcoscenico vennero ricoperti da un capannone per esposizioni fieristiche, attualmente vi è ospitata una palestra. Nel 1975 è stato egregiamente restaurato l’avancorpo dell’edificio (che è tutt’altro che spregevole), ma in tempi più recenti il Comune è tornato sulla proposta non di ricostruire l’interno, bensì di bandire un Concorso per una progettazione moderna, del tutto indifferente a quanto resta del vecchio edificio. Il Concorso, a quanto pare, sarà bandito nel prossimo mese di maggio; un altro concorso promosso nel 1955 dalla locale Cassa di Risparmio, non approdò a nulla.
Ora accade che dell’edificio del Poletti esistono i progetti originali, compresi alcuni splendidi acquarelli, il piano esecutivo, molto dettagliato, e centinaia di lettere con indicazioni e prescrizioni dell’architetto stesso. Sarebbe dunque il caso di procedere a una perfetta ricostruzione, conferendo a questa un carattere sperimentale di restauro modello: è quanto si sente chiedere da moltissimi cittadini di Rimini, una città che come poche altre ha sofferto per la guerra, e che poi è stata incredibilmente sconciata dal baccanale di ignoranza edilizia e urbanistica che imperversò in Italia negli anni della ricostruzione e del miracolo.
Ogni avanzo monumentale andrebbe, in una rovina del genere, attentamente protetto e restaurato, specie poi un edificio di grado assai nobile come il Teatro del Poletti. Tuttavia (ma forse è una mia impressione personale) a Rimini si avverte la medesima situazione che oggi caratterizza altre città minori della Penisola: una situazione che interessa la gran parte dei cittadini, divenuti più sensibili alle questioni urbanistiche, ai problemi della cultura, alla salvaguardia dell’aspetto fisico dei centri urbani, ma che, all’opposto, non pare aver provocato nelle forze politiche e in certi ambienti intellettuali un qualsiasi mutamento, come se si potesse ancor oggi imporre i progetti più insensati a un uditorio che di quel tipo di aperture è più che stanco.
Federico Zeri
[Federico Zeri, Per Verdi sfrattato, La Stampa (20 marzo 1985)].