Teatro A.Galli: polemiche sul concorso d’idee
“SPRECO DI DENARO E PERDITA DI TEMPO”
Nove ragioni per ricostruirlo com’era…
Caro Direttore,
in seguito all’articolo apparso sul Ponte del 24 febbraio 1985 intendiamo informare i lettori sulla questione del teatro Galli. A nostro avviso il “Concorso di idee” per la progettazione del teatro e l’assetto di piazza Malatesta, approvato dal Consiglio Comunale, ma non ancora bandito è, per quanto riguarda il teatro, uno spreco di denaro (alcune centinaia di milioni) e una perdita di tempo prezioso. La nostra opinione è di completare la parte distrutta dell’edificio come era prima della guerra, ipotesi completamente avversata dall’Amministrazione Comunale. Esponiamo ora le motivazioni principali che avvalorano chiaramente questa proposta:
1) l’architetto Luigi Poletti, autore del teatro Comunale, era uno dei maggiori architetti dell’Ottocento italiano, infatti oltre al teatro di Rimini, progettò numerosissimi edifici fra cui la Basilica di S.Paolo fuori le mura a Roma, varie chiese e palazzi in Umbria, Marche e Romagna, i teatri di Terni e di Fano. Nel campo dell’architettura teatrale possedeva una conoscenza di livello europeo e introdusse ed estetiche notevolissime di cui esiste una ricchissima documentazione che forniremo in altra occasione.
2) L’Istituto dei Beni Culturali dell’Emilia Romagna si è espresso nettamente a favore della ricostruzione del teatro dov’era e com’era, operazione che appoggerebbe finanziariamente, ed è contrario ad operazioni di altro genere.
3) E’ Possibile reperire tutto il materiale necessario per una ricostruzione fedelissima come era prima della guerra. Infatti esistono i progetti originali corredati da disegni e particolari architettonici e decorativi, il piano esecutivo con dettagliate indicazioni sui materiali e le misure prescritte dall’architetto; fotografie degli anni ’30 ecc.
4) L’importantissimo valore storico dell’edificio, inaugurato da Giuseppe Verdi, a cui fece seguito un’attività artistica molteplice e di alto livello. Il teatro Comunale divenne quel fulcro della vita culturale cittadina di cui oggi si sente più che mai la mancanza.
5) Eccezionale funzionalità e capienza (circa 1.100 spettatori) acustica, vastità di palcoscenico da consentire qualsiasi allestimento (prosa, concerti, opera, balletti) a livello dei maggiori teatri nazionali.
6) Enorme valore estetico dell’edificio ricco di novità formali e strutturali che lo rendevano uno dei più bei teatri neoclassici.
7) Maggiori possibilità di finanziamenti sia da parte di Enti Pubblici che da Associazioni culturali e Artistiche Nazionali e Internazionali.
8) Esistenza di tutto l’avancorpo dell’edificio costituito dagli atrii, scale, varie sale e servizi e parte dei muri laterali che ne costituiscono il perimetro.
9) Tempi brevi dell’intera operazione, evitando concorsi inutili con conseguenti lungaggini burocratiche e possibilità di avviare rapidamente i lavori.
Non vorremmo che si ripetesse l’assurda situazione del teatro Carlo Felice di Genova, descritto su queste pagine dall’assessore all’Urbanistica Cevoli per ricostruito dov’era e com’era, ma in realtà, in seguito ad analogo Concorso, soltanto riprogettato in maniera del tutto diversa dall’originale e mai ricostruito per le feroci polemiche sulla scelta del progetto vincitore.
Invece sono di questi giorni esempi di restauri considerevoli condotti con successo sui teatri di Lugo e di Fano per non parlare di complete riedificazioni dei teatri di Berlino, Monaco, Varsavia ecc., sino a quelle recentissime di Francoforte e Dresda (inaugurato il 13 febbraio 1985) ben più danneggiati del nostro e ricostruiti com’erano.
Pertanto riteniamo che si debba evitare il concorso e ciò è ancora possibile con un intervento deciso della cittadinanza a favore della ricostruzione del proprio teatro che ha svolto e può svolgere un ruolo importante nella storia e nella cultura riminese.
Attilio Giovagnoli, Marco Cingolani, Paolo Giovagnoli
[Il Ponte, (settimanale), 31 marzo 1985]