Corriere di Rimini: "Arriva Sgarbi per il Teatro com'era" [6.7.2001] Andrea Emiliani, Adriano Cavicchi

ARRIVA VITTORIO SGARBI PER IL TEATRO COM’ERA

Il sottosegretario ai beni culturali ha un progetto filologico per la città

E su “Amadeus” stroncatura per l’Amministrazione

L’ultimo rudere incomprensibile di una grande città è il teatro Galli visto attraverso gli occhi di Andrea Emiliani, storico dell’arte e intellettuale di respiro europeo, che sul numero di luglio della Rivista Amadeus dedica un ampio servizio alla storia del teatro inaugurato nel 1857 con l’Aroldo di Giuseppe Verdi. Accanto al pezzo di Emiliani, un’ipotesi per la ricostruzione del Galli firmata Adriano Cavicchi, che sposa senza indugi la tesi del “com’era, dov’era”. Non solo: a sostegno del progetto propugnato da sempre dall’associazione “Rimini città d’arte” spunta nientemeno che il sottosegretario ai beni culturali Vittorio Sgarbi, che nei prossimi giorni arriverà a Rimini con un programma filologico di interventi per la città. Il teatro è luogo che misura il livello di socialità delle città, esordisce Andrea Emiliani. E quello di Rimini, dopo le bombe del 1943 non è stato più restituito ai cittadini. Il critico stronca il progetto di ricostruzione, giudicata “brutale”, con una gradinata in cemento armato e un enorme cubo che si affaccerebbe proprio sul castello malatestiano, già abbastanza deturpato dall’asfalto del parcheggio che lo affoga. Per Emiliani inoltre l’insensato progetto verrebbe a costare assai di più di un restauro accurato ed esperto. “Chi sogna di scambiare la sala viscontiana del Poletti con un teatro multimediale e polivalente – conclude – sa benissimo che i due luoghi non sono la stessa cosa. Il multimediale si fa altrove, con viabilità opportuna e traffici veloci”. Solo ricostruendo il teatro “com’era e dov’era”, Rimini riavrebbe un capolavoro d’arte tardo neoclassica – aggiunge Cavicchi – Se lo scopo dell’amministrazione riminese è quello di accogliere eventi rock o kermesse televisive, lo spazio va trovato in zone vicine al mare e non nel centro della città”. Qualsiasi alterazione, è il monito finale, sarebbe un tradimento nei confronti della storia della città. G.G. [Corriere di Rimini, 6 luglio 2001]