“Caro Ministro, intervenga sui disastri di Rimini” Le manomissioni sui beni culturali di valore nazionale continuano da decenni L’Associazione Rimini città d’arte richiama l’attenzione del nuovo ministro dei beni culturali e dei nuovi sottosegretari sulle costanti distruzioni e manomissioni dei beni culturali riminesi di valore e interesse nazionale e internazionale che si ripetono nella città di Rimini, e sulle responsabilità dei magistrati, delle autorità comunali, delle soprintendenze locali e degli organi ministeriali romani nella catena di “riminizzazioni” dell’ultimo decennio, che sembra non aver mai fine. 1) Sulla destabilizzazione e cementificazione del grande ponte romano, già sul Marecchia, del 14-21 d.C., autore gli imperatori Augusto e Tiberio, ora a mollo in una pozzanghera maleodorante, e sulla manomissione del porto malatestiano, invaso da scale e banchine di cemento che hanno portato a Rimini il fenomeno dell’acqua alta. 2) Sulla cementificazione dell’anfiteatro romano. 3) Sulla trasformazione di piazza Tre Martiri e strade limitrofe –piazza pavimentata con selci in pietra di Pesaro dal 1861, e cubetti di porfido rosso degli anno ’30 del ‘900. 4) Sulla distruzione del giardino di piazza Ferrari, opera del 1909 di Paolito Somazzi – l’autore del Grand Hotel e del palazzo della Cassa di Risparmio-. 5) Sulla distruzione degli ultimi alberghi storici: la gravissima manomissione del palazzo già Hotel dell’Aquila d’oro – disegnato da Francesco Romagnoli, eseguita dal capomastro Onorio Meluzzi nel 1826 – completamente distrutto all’interno su commissione del comune di Rimini-; il rifacimento totale del settecentesco Albergo dei Tre Re, già della posta, sul Corso; e lo svuotamento in atto dell’Hotel dei Cavalieri, in piazza Cavour – l’ultimo albergo storico di Rimini di forme ottocentesche ma documentato fin dal ‘300, citato nelle guide americane di turismo underground. 6) Sulle gravissime manomissioni del Tempio Malatestiano, opera famosissima di Matteo de’ Pasti, Agostino di Duccio, Leon Battista Alberti progettato nel 1447-1450 – distruzione dell’altare maggiore napoleonico e degli altri laterali, restauri all’interno cromatismi sbagliati e demarmorizzazione dei rilievi in pietra d’Istria, aggiunta illegale di statue bronzee alla cappella di Apollo Musagete, trasferimento del Crocifisso di Giotto [il famoso Giotto di Firenze che tutto il mondo ci invidia!] dei primi del ‘300, in alto nell’abside, reso invisibile e collocato quasi sotto i bocchettoni dell’aria calda-. 7) Sulla grave manomissione dell’altare maggiore in legno intagliato e dorato e la completa distruzione degli altari laterali in stucco seicenteschi, compresa la rozza rimozione dei paliotti di stucco settecenteschi, della chiesa di Scolca sul colle di Covignano. 8) Sulle gravissime manomissioni di Castel Sismondo, opera autografa di Filippo Brunelleschi [il famoso Brunelleschi di Firenze, l’autore della grande cupola di santa Maria del Fiore!] del 1437 –svuotamento della torre a sinistra dell’entrata per la collocazione della centralina di riscaldamento, riempimento della torre grande verso il Marecchia con scale e ascensori, trasformazione degli spazi interni con piani in ferro per adattare il castello a ‘contenitore’, aggiunte di ciaffi araldici pseudo malatestiani-.
9) Sulla reiterata presentazione e rigetto di progetti illegali per la ricostruzione del Teatro A.Galli –otto, o nove col “progetto condiviso”?-, opera dell’ultimo grande architetto pontificio, Luigi Poletti, del 1841-1857, semidistrutto dalla guerra –ci è toccata la vergogna di vedere il penultimo ministro ai beni culturali venire a Rimini per togliere tre decreti di protezione del Teatro originale e delle sue strutture, del Castello e della sua area, pubblicati nel 1915 e ribaditi di recente al futile fine apparente di favorire i capricci di un sindaco del suo partito. 10) Sul più volte ventilato piano di urbanizzazione del colle di Covignano. 11) Sulla privatizzazione del “Campanile di santa Colomba”, che è in realtà la Canonica del 1288, ultimo resto in Italia venduta ai francesi dal vescovo e dai canonici del tempo. Infine 12) sui furti impuniti di opere d’arte dal museo e da altri luoghi, come la poco misteriosa sottrazione della trecentesca pietra ociosa. Signor ministro e signori sottosegretari, l’Associazione Rimini Città d’arte si aspetta da voi intervento immediati ed efficaci per fermare questo imbarbarimento e perché venga risparmiata l’attribuzione a tutta la città della responsabilità della ‘riminizzazione’. Giovanni Rimondini Dell’Associazione Rimini Città d’Arte [LA VOCE, 14 giugno 2001]