[1993, Leonardo Benevolo redige l'ultimo piano regolatore della città di Rimini]
NEL BUNKER E' NATA LA NUOVA CITTA'
Il professor Leonardo Benevolo e l’architetto Stefano Piccioli mostrano nei locali blindati di vicolo Gioia le prime importanti novità del Prg. Torna il fossato alla Rocca e si rifarà il teatro, ma così com’era
Di Silvano Cardellini
Vicolo Gioia, a fianco dei magazzini Coin, in pieno centro storico, fra piazza Tre Martiri e l’Arco d’Augusto, di fronte al liceo classico. Numero imprecisato. Con l’ascensore si sale fino al quarto piano. Porta di ferro. Altro piano a piedi e altra porta di ferro. Arrivati. E’ il vero e proprio “bunker” dove sta nascendo il nuovo piano regolatore di Rimini. Che, peraltro, da lassù si vede tutta. Nessun campanello. Nessun segno di riconoscimento.
Ieri, il “Messaggero” ha visitato il “bunker” e visto da vicino le prime tavole già pronte: quelle relative al centro storico, quelle della zona mare, quelle delle varie opzioni per la complanare. Una visita guidata dal professor Leonardo Benevolo e dal suo più stretto collaboratore: l’architetto Stefano Piccioli. Stamane il sindaco Giuseppe Chicchi e gli assessori andranno in vicolo Gioia a vedere gli stralci del nuovo prg (centro storico e marina centro) che approderanno in consiglio comunale alla fine del mese. A metà dicembre il dibattito. E’ già noto che il sindaco vuole procedere alla adozione di tutto il prg entro febbraio: anzi considera questa adozione il banco di prova della sua giunta.
E’ lo stesso professor Leonardo benevolo a raccontare il “suo” intervento sul centro storico, mentre con le matite colora diversamente le varie zone. “Siamo di fronte - dice – l’urbanista bresciano – a due ordini di elaborati. Il primo detta le regole generali che valgono per tutti. A queste regole siamo arrivati dopo aver studiato uno per uno tutti gli edifici del centro storico, e aver distinto per ogni periodo quello che è stato conservato, quello che è stato costruito, quello che è stato distrutto. Il secondo elaborato riguarda la sistemazione d’insieme, di più edifici che formano un complesso. In questi complessi (zone rosse) sarà possibile intervenire attraverso piani di iniziativa pubblica o di iniziativa privata”. I due elaborati discendono da una filosofia generale.
Non fa fatica il professor Benevolo a spiegarla. Invita ad osservare il panorama dall’alto della città. “Il centro storico di Rimini – spiega – è uno dei più malridotti. Da qui sembra la Bovisa, una confusa periferia metropolitana. La distinzione fra il centro storico e quello che gli è stato costruito a ridosso non si percepisce. Abbiamo un centro storico pieno di cose che non c’entrano niente con esso. Occorre rimuovere quelle che si possono rimuovere, recuperare quelle che non ci sono più, ma che possono essere recuperate, e ridefinire le sistemazioni a terra, fra cui una pavimentazione stradale che distingua il centro storico. Via l’asfalto per lasciare spazio a strade lastricate dai sanpietrini tradizionali”. “Alcuni episodi – prosegue Benevolo – sono ripristinabili. Sono le zone tratteggiate di rosso. Altre sono recuperabili solo in un modo simbolico: la porta montanara di via Garibaldi, ad esempio, e la porta marina in fondo all’attuale viale Giovanni XXIII”.
Vediamo, nel dettaglio, queste famose zone rosse. C’è quella della Rocca malatestiana. Il piano Benevolo prevede il completamento del restauro della Rocca stessa e il recupero del fossato che c’era intorno. Nell’acqua andrà a specchiarsi il teatro comunale, che – secondo il professor Benevolo – va ricostruito esattamente secondo i disegni del Poletti (sono in mostra nella rassegna appena aperta nella sala delle colonne). Altre zone rosse sono quelle alle spalle del palazzo del Podestà, a fianco di Palazzo Garampi, e il palazzo Lettimi. E ancora. C’è tutta la zona Arco d’Augusto. Il professor Benevolo propone di ricostruire i due isolati di testata, al posto degli attuali palazzi delle poste e dell’Inail, e di recuperare un lungo tratto delle mura romane. Altra zona rossa è l’area del mercato coperto San Francesco (che deve lasciare spazio ad una struttura più “morbida”), e piazzale Castelfidardo destinata a tornare all’origine quando era in parte coperta da una caserma. Sotto il piazzale un parcheggio.
Andiamo avanti. Massima valorizzazione per l’area anfiteatro, con il trasferimento dell’asilo svizzero. Altra zona rossa tutta l’area stazione. Benevolo, tra l’altro prevede che da piazza Tre Martiri si acceda alla stazione in linea perfettamente diretta: via IV Novembre via Clementini. Via Dante diventa viale da passeggiata. Nuova sistemazione stradale per via IV Novembre con allargamento della “piazza” di fronte al Tempio Malatestiano. La nuova stazione sarà a ponte per consentire l’accesso anche dalla zona mare, la vecchia destinata a semplice atrio. Galleria commerciale dalla stazione a ponte lungo via Roma per sfociare nel parco Ausa. Anche l’attuale viale della stazione viene completamente rivisto: sotto il traffico delle auto, sopra passeggiata..
“Qual è l’aspetto più significativo del piano per il centro storico? Il ripristino della piazzetta dell’Onestà”, dice – sorridendo- il professor Benevolo. Non si tratta di uno scherzo né di una battuta d’occasione. La piazzetta dell’Onestà esisteva davvero, una volta, all’ombra dell’Arco d’Augusto, verso Santa Chiara. Non c’è più da tempo. Vittima, prima, della guerra e della ricostruzione poi. Ma questo ripristino della piazzetta dell’Onestà rappresenta una pura scelta urbanistica o va presa come decisione simbolica? Mah! Il piano per il centro storico è su un tavolo, dove Benevolo ha lavorato tutto ieri con le sue matite a colori per presentare stamane agli amministratori una prima minuta. In via di definizione gli interventi sui borghi più prossimi al centro storico.
Su un altro tavolo c’è il piano per la zona a mare. Su questo piano il professor Benevolo è, per il momento, essenziale: “E’ sul lungomare che bisogna lavorare. Adesso è usato come strada di collegamento fra Rimini e Riccione, mentre può diventare una grande struttura di servizio. Poi c’è la striscia di terreno che dallo Stato è passato al Comune, e che il Comune vuol cedere ai frontisti. Questo passaggio consente una trasformazione di tutta la prima fila di edifici”. E’ ancora allo studio l’ipotesi di intervento sull’interno della marina, dove è previsto il meccanismo delle “isole” per la viabilità, ma soprattutto una normativa che premia chi qualifica le strutture turistico - ricettive. Per quanto riguarda la marina l’urbanista bresciano non vuole aggiungere ulteriori informazioni.
Su un altro tavolo ci sono le piante relative a varie soluzioni per la grande viabilità. Per Benevolo, interessato ad uscire dal dibattito su complanare–sì-complanare-no, “il problema non è quello di avere molte corsie, ma più snodi”. Verranno presentate più soluzioni. La principale sembra quella di prevedere la “fine” dell’autostrada a nord a Santarcangelo e a sud a Cattolica. Il tratto in mezzo, caratterizzato da più snodi, verrebbe usato da tutti senza pagamento di alcun pedaggio. “Tre corsie per ogni senso di marcia dovrebbero bastare”. Ciò significa che l’autostrada vera e propria si interrompe a Santarcangelo per riprendere a Cattolica. O viceversa a seconda del senso di marcia.
La visita al “bunker” di vicolo Gioia dove il professor Benevolo e l’architetto Piccioli lavorano attorniati da più giovani finisce qui. Il cronista chiede al professor Benevolo se abbia letto per caso le recenti cronache riminesi che riferiscono delle indagini della magistratura a proposito dei cosiddetti contratti salvo buon fine. Il cronista insiste e chiede se i riferimenti, fatti dal professore nei propri documenti preliminari alla redazione del prg. Sulle “aspettative” che i proprietari dei terreni a Rimini vadano ricondotti al “sistema” richiamato da quei contratti. La risposta è indiretta. “Il nostro piano – spiega l’urbanista bresciano . potrebbe essere disegnato in piazza alla luce del sole, perché non fa regali ad alcuno. Tutti i cittadini sono trattati allo stesso modo”. Ed è anche un modo per dire che il ricorso al “bunker” è solo funzionale. Niente da nascondere.
Silvano Cardellini
[Silvano Cardellini, Nel bunker è nata la nuova città, Il Messaggero (Roma), (mercoledì 10 novembre 1993), pag. 32].