Sgarbi: "Com'era e dov'era non si discute" [10.7.2001]

Sgarbi si mette le mani nei capelli

dal Tempio a S.Colomba, dal ponte all’anfiteatro una severa bocciatura

 

Della linea tutto sbagliato, tutto da rifare. Una bocciatura dietro l’altra nel tour di ieri a Rimini del sottosegretario ai beni Culturali Vittorio Sgarbi. Che comincia alle 11.30 con un sopralluogo al Tempio e successivo vertice in prefettura. Pollice verso di Sgarbi, che ha come interlocutori lo studioso Rimondini e l’antiquario Balena, per il nuovo altare maggiore in pietra. «Va eliminato e sostituito con uno più leggero, quasi trasparente». Scuote la testa il vicario mons. Amati, che arriva a ipotizzare un caso diplomatico nei rapporti Stato - Chiesa facendo osservare che l’altare risponde ad esigenze liturgiche e non meramente estetiche.

Poi Sgarbi, con il suo seguito, fa visita a un affresco del Duecento in via San Michelino in Foro e decreta la necessità di un restauro. Si sposta in piazza Tre Martiri e boccia l’«asola» archeologica. Si infila dentro palazzo Farina, d’angolo fra via Tempio Malatestiano e piazza Cavour, per verificare il progetto di restauro. Entra nella sala delle colonne dell’ex teatro e trova «allucinanti» le balaustre in acciaio appena realizzate, spazzando via quelle originali in ferro che c’erano. Visita anche il cantiere del teatro dove una volta c’era la palestra. Esce e chiede ragione di chi abbia dato il permesso di fare il palazzo con la facciata in specchio che dà sulla piazza Malatesta. Svolta l’angolo e chiede ragione del progetto già licenziato dal Comune, per trasformare, con un immobile a fianco, in residenza l’ex cattedrale di Santa Colomba. «Un progetto da fermare». Un centinaio di passi ed entra nella Rocca Malatestiana. Non parla Sgarbi, ma i suoi consulenti che ha a fianco e che stroncano l’intervento di restauro. All’uscita, Sgarbi prende sottobraccio il vice-presidente della Fondazione Carim, Alfredo Aureli. Impossibile conoscere il senso del colloquio. Tutti in macchina al ponte di Tiberio dove il consigliere comunale di An, Gioendo Renzi, fa vedere a Sgarbi la diga a mare. Il sottosegretario assicura che chiederà ragione di essa. A suo giudizio, comunque, va tolta di mezzo. Ultima tappa del tour, durato più di 6 ore, senza sosta, l’Anfiteatro, dove Renzi mostra all’onorevole il famigerato muro abusivo di cemento realizzato nel bel mezzo del monumento romano. Sgarbi, e non per vezzo, si mette le mani nei capelli: «Mamma mia…».

 

[Silvano Cardellini, Sgarbi si mette le mani nei capelli, Il Resto del Carlino, cronaca di Rimini, martedì 10 luglio 2001]

 

 

Teatro Galli, il sottosegretario: Decide il ministero

‘Com’era e dov’era, non si discute’

«L’unica scelta per la ricostruzione del teatro è quella del ripristino. Non si discute», taglia corto il sottosegretario ai Beni Culturali Vittorio Sgarbi. «La linea del ministero è quella del restauro. Non c’è mediazione che tenga». Schierato per il Galli com’era e dov’era Sgarbi. Che dice di non capire perché il Comune intenda perseguire un’altra strada. «La posizione che conta, quando ci sono di mezzo monumenti, è quella del ministero. Il Comune sarà anche proprietario dell’immobile, ma l’intervento su un edificio di interesse storico appartiene solo a noi». Inutile avanzare obiezioni. «Se una Soprintendenza si è espressa su una scelta diversa, vuol dire che tale Soprintendenza non è in linea con il ministero». Domanda: ma il Comune ha già speso 5 miliardi in progetti. Replica: «Qualcuno li dovrà restituire». Ma se, per caso, domani mattina il Comune aprisse il cantiere per ricostruire il Galli con un progetto diverso da quello del restauro? Risposta: «Procederemmo con gli arresti… dei lavori…».

 

 

[Silvano Cardellini, Il Resto del Carlino, cronaca di Rimini, martedì 10 luglio 2001].