Vittorio Emiliani "Cento intellettuali per il teatro com'era" [12.6.1998]

CENTO INTELLETTUALI PER IL TEATRO DOV’ERA E COM’ERA

Un appello di Emiliani a Veltroni Dal Comitato per la bellezza “Antonio Cederna” riceviamo e pubblichiamo:

Mentre la città di Fano ha di recente riaperto lo splendido Teatro della Fortuna, progettato da Luigi Poletti e gravemente danneggiato dalle distruzioni belliche, nella vicina città di Rimini un altro bellissimo teatro del medesimo architetto, rischia di non venire mai più ricostruito e di essere anzi cancellato per sempre, purtroppo con sostanziale avvallo della Soprintendenza. Il Comitato per la Bellezza “Antonio Cederna” vuole con questo comunicato dichiarare il proprio pieno sostegno all’azione sin qui svolta da “Rimini città d’arte”, associazione che si batte da anni per la ricostruzione “dov’era e com’era” del Teatro Comunale Amintore Galli e per la salvaguardia del vicinissimo Castel Sismondo. Alla situazione riminese, della quale è presidente onorario il grande soprano Renata Tebaldi, hanno aderito musicisti come Riccardo Muti, storici dell’arte come Fererico Zeri e altri numerosi intellettuali di spicco nazionale. La vicenda del bel teatro riminese eretto dal Poletti tra il 1843 e il 1857 e inaugurato alla presenza dello stesso Giuseppe Verdi è, a suo modo, esemplare ma in senso purtroppo, negativo. Il bombardamento del 1943 provocò il crollo del tetto della sala e sul palcoscenico lasciando integri il porticato monumentale e la facciata. Invece di procedere al restauro subito dopo la guerra, come si fece alla Scala, o comunque di non pregiudicarlo, come si è fatto, sia pure si è prima consentita l’asportazione di materiali e arredi e poi la demolizione dei palchi e di buona parte dei muri laterali. Di più: nel 1959, la platea e il palcoscenico sono stati ricoperti da un capannone per esposizioni fieristiche, che ancora oggi ospita una palestra. Conservato l’intero avancorpo ed essendo disponibili i progetti originali, il piano esecutivo del Poletti e centinaia di lettere con indicazioni e prescrizioni preziose, si poteva procedere – come avverrà per la veneziana Fenice – alla ricostruzione dell’edificio ottocentesco come era e dove era. Da vent’anni si sta invece tentando di far passare il progetto di una nuova grande sala teatrale a gradoni cementizi che, cancellando ogni possibile ripristino, consentirebbe di guadagnare si e no 150 posti rispetto al teatro del Poletti. Prima si è proposto una torre dei servizi in cemento alta 40 metri e incombente sul Castel Sismondo. Poi la torre è stata in parte ridimensionata ma si procederebbe a uno scavo di 13 metri in una zona archeologica romana, bizantina e rinascimentale. Non solo: la mole della nuova sala appiccicata all’avancorpo tardo-neoclassico, contrasterebbe col bel Castel Sismondo che sorge a poche decine di metri. Vi sono quindi ragioni storiche, estetiche e funzionali che militano a favore di una ricostruzione del teatro ottocentesco e che si rifanno alla cultura più rigorosa del restauro filologico alla maniera del teatro della Fortuna di fano e della stessa Fenice di Venezia. Restauro filologico del resto previsto dal piano regolatore elaborato da Leonardo benevolo. Siamo quindi a chiedere con forza al ministro per i Beni Culturali, Walter Veltroni, di non dare corso alcuno al progetto “moderno”, di far rispettare il Prg di Leonardo Benevolo, in modo da consentire anche a Rimini il recupero integrale della splendida sala, capolavoro di Luigi Poletti, conservando un armonico rapporto architettonico e urbanistico tra la piazza dell’Arengo, il Teatro e Castel Sismondo. Come chiede gran parte dell’opinione pubblica riminese la cui voce va ascoltata.

Vittorio Emiliani

[Vittorio Emiliani, Il Resto del Carlino, venerdì 12 giugno 1998]