Pier Luigi Cervellati: "Tutto chiesa e teatro" (Luigi Poletti) [27.11.1992]

TUTTO CHIESA E TEATRO

MOSTRE: L’uomo che costruì per la gloria dei Papi

Articolo di Pier Luigi Cervellati

Forse Eco ha ragione. Le mostre allestite per celebrare l’anniversario di nascite o morti più o meno famose, sono quasi sempre coercitive. Spesso irritanti. (Costringono ad ascoltare Mahler quando si vorrebbe sentire Vivaldi). Rare volte sono opportune. Mai necessarie. In genere sono celebrative solo per chi le allestisce. Questa mostra su Luigi Poletti che Modena, Fano e Terni gli dedicano nel bicentenario della nascita è senz’altro opportuna perché offre una diligente, per quanto affrettata, ricognizione di un architetto post napoleonico al servizio dello Stato pontificio. Tuttavia non sufficiente a illustrare un progettista complesso e contorto – nonostante l’aurea “purista” – qual è l’ancora sconosciuto Poletti.

Sconosciuto come architetto teatrale, forse il più importante in Italia dopo i Bibiena; ma anche quale –factotum- idraulico, archeologo, restauratore, progettista, di nuovi interventi. Poliedrico (come lo si è nell’800) e pirotecnico (nel senso proprio di esperto di fuochi d’artificio). Il difetto di questa mostra (nonché del catalogo Nuova Alfa editoriale) è che trae spunto da una tesi di laurea. Bravissima la laureata Monica Vaccari che con Carla Mazzetti ha curato le schede e l’inventario dei disegni. Bravi anche i relatori Marco Dezzi Bardeschi e Giuseppe Cruciani Fabezzi che con Gian Franco Spagnesi e Luciano Patetta coordinano mostra e catalogo. Essendo tutti docenti di restauro architettonico fanno del restauro l’argomento dominante (e non poco distorcente) della loro analisi. E a un tempo, non si sono accorti che il restauro di uno dei capolavori del Poletti poteva diventare l’attrazione della mostra.

Ma procediamo con ordine. Poletti ha lavorato molto a Roma alla ricostruzione della basilica di Dan Paolo fuori le mura, e in una serie di allestimenti apparati effimeri, arredo urbano – (come la colonna dell’Immacolata in piazza di spagna). Gli storici lo hanno definito un architetto Eclettico e neoclassico. Quasi accademico per la purezza delle composizioni raggelate nelle forme monumentali e un po’ magniloquenti. Uno stile solenne che –copre- qualsiasi increspatura rivoluzionaria. Che non fa trapelare né i moti di quegli anni, assai inquieti, né tantomeno il crepuscolo dello Stato pontificio.

Poletti è un erudito, ma se esaminato con attenzione è anche un inventore. In una lettera del ’68 scrive: “Il concetto di quei teatri partì da un sistema che m’ero creato con studio anteriore, percorrendo tutte le teorie usate dagli antichi e dai moderni… Conobbi che era necessaria una riforma la quale fissasse delle norme certe e generali, tanto in rapporto alla curva quanto alle condizioni del meglio vedere e del meglio sentire non escluse quelle di migliorare la bellezza…”.

I teatri a cui fa riferimento in questa lettera scritta pochi anni prima della morte (1869) sono quelli realizzati a Rimini, a cui lavorò dal 1841 al ’57, Fano (‘45/63) e Terni (‘45/49). Ma nel ’21 aveva progettato sia una soluzione per lo Sferisterio di macerata che un teatro per il Duca a Modena, di cui non esistono più i disegni. Mentre in mostra è esposto anche un –progetto di teatro a gradoni”. La cavea ricorda nella forma e nei colonnati, soluzioni settecentesche. Lo “spaccato” mostra il progressivo allargamento verso l’alto dei vari ordini dei palchi. In questo modo ogni ordine arretra rispetto a quello sottostante anticipando di quasi un secolo la famosa “sezione” del Guggenheim Museum progettata da F.L. Wright) ottenendo un effetto scenografico del tutto nuovo. Lo spazio si dilata. Pur nelle piccole dimensioni si ha il senso dell’opulenza. La vista è facilitata. L’acustica è perfetta. Grande agio e ricchezza decorativa è riservata all’interno; atrio-scala e , soprattutto, al foyer (anche quando – come a Fano – il teatro è inserito in una struttura preesistente). In ciò anticipa tipologie che saranno in uso a Parigi.

“Mostra” comunque istruttiva in cui si ammirano gli stupendi acquarelli- degni dell’Ecole de Beaux Art – e il plastico originale del teatro di terni. Gran parte del materiale proviene dalla biblioteca che l’architetto lasciò in eredità alla sua città natale. E’ una ricchissima raccolta di stampe e di foto, di progetti, di testi d’ingegneria e di architettura, di matematica che costituiscono l’unica biblioteca civica italiana di storia dell’arte. Se l’architettura teatrale avesse prevalso questa mostra sarebbe stata un’occasione storica. L’occasione per invitare al ripristino/restauro del capolavoro polettiano: il teatro Galli di Rimini.

Dopo Modena, la mostra sarà a Fano e a Terni. Le due città che possiedono ancora un teatro di questo architetto, (il comune di Fano ha illustrato recentemente la storia del suo teatro – il teatro della Fortuna- , costruito all’interno del medievale palazzo della Ragione, con un interessante libro Il Palazzo del Teatro, Storie e immagini). Rimini non ospiterà la mostra. Eppure Rimini è stata una tappa importante nella carriera di Poletti..Oltre il teatro (di cui esistono oltre un centinaio di disegni) ha progettato il palazzo municipale di S. Arcangelo, ha disegnato piazza della Fontana e la cappella della Madonna dell’Acqua nella cattedrale. Ha studiato e rilevato il tempio Malatestiano e altri monumenti.

Rimini non ama Poletti, forse perché non ha mai amato il suo teatro. Di quest’opera straordinaria –parzialmente sinistrata nel corso dell’ultima guerra e quindi demolita nella parte centrale (la cavea) nel dopoguerra – si dovrebbe (come ha suggerito (Federico Zeri) dar mano al suo ripristino. Non solo una parte dell’ingresso foyer è ancora intatto, ma esiste l’originale progetto in parte esposto alla mostra unitamente ad una vastissima documentazione fotografica e archivistica. Disegni di rilievo, di progetto, esecutivi, capitolati d’appalto, stime, ecc. No il “Galli” non si deve restaurare – ripristinare.

Qualche anno fa si fece un concorso a cui partecipò anche un gruppo che con Zeri fotocopiò tutto il materiale esistente alla biblioteca Poletti di Modena. Che era, come dire?, la partecipazione del Poletti al restauro di se stesso. La commissione giudicatrice, forse per ignoranza (mancavano 4 o 5 anni al bicentenario) non lo degnò di uno sguardo. Il teatro Galli non sarà restaurato. Così Rimini avrà perduto per sempre un capolavoro dell’architettura neoclassica. Il Poletti, nonostante la mostra, non ha avuto l’opportunità di farsi conoscere per ciò che realmente vale.

Pier Luigi Cervellati

[Pier Luigi Cervellati, Tutto chiesa e teatro, Il Resto del Carlino, (venerdì 27 novembre 1992)]