Una battaglia trentennale per il ripristino vinta. Marco Cingolani, Attilio Giovagnoli: "Vogliamo il teatro com'era" [Resto del Carlino 4.1.1984]

Vogliamo il teatro com’era

Nel dibattito sul “Galli” interviene un gruppo di “fan” della lirica

Il progetto di Poletti del 1857 è un “unicum” da salvaguardare

 

Nel dibattito sulla ricostruzione del teatro “Galli” ospitiamo questa volta il parere di un gruppo di appassionati della lirica di Rimini.

 

A nome di un gruppo numeroso di appassionati, interveniamo nel dibattito sul Teatro A. Galli. Il nostro parere è di ricostruire la parte distrutta del teatro, sulla base dei disegni originali dell’architetto Luigi Poletti, conservati presso l’omonima biblioteca di Modena. Sarebbe illogico agire diversamente dal momento che nel 1975 sono statiti completatati i lavori di restauro di tutto l’avancorpo dell’edificio. Riteniamo che esistano tentativi atti a distogliere l’attenzione dal problema principale, costituito dal vuoto culturale che la città di Rimini lamenta da 40 anni per la mancanza di un teatro d’opera, da quando l’ex Vittorio Emanuele fu danneggiato dalla guerra. Si è così interrotta una importantissima tradizione teatrale che ha radici profonde nella vita cittadina e che si era realizzata pienamente sul palcoscenico polettiano. Auspichiamo la ricostruzione dell’antico teatro per una ormai improrogabile necessità culturale di avere un luogo di attività artistiche che tutti i centri dell’Emilia Romagna già possiedono, senza sottovalutare l’enorme valore architettonico che il teatro Comunale rappresentava e i suoi profondi legami con la storia della città.

Il progetto di Poletti costituisce un modello unico, legato ai monumenti più rappresentativi di Rimini, infatti le grandi arcate della facciata, dei lati esterni e quelle del primo ordine di palchi sono ispirate al Tempio Malatestiano: una chiara continuità di stile nell’architettura della città, perché anche l’Alberti ideò il Tempio con riferimento alla tipologia classica dell’Arco d’Augusto e del ponte di Tiberio. Un altro motivo per ricostruire l’antico teatro è di ordine tecnico; ricordiamo che Poletti era un profondo conoscitore e teorico di architettura teatrale; progettò anche i teatri di terni e Fano (del quale si sta completando il restauro), studiò per decenni i problemi di acustica e visibilità delle sale teatrali, realizzando un nuovo modello di teatro, di tradizione neoclassica e di geniale innovazione, sugli esempi del Palladio (Teatro Olimpico di Vicenza), del Pistocchi (Teatro Masini di Faenza) e di alcuni teatri francesi con risultati estetici insuperati. Non a caso oggi in Europa si è tornati a costruire le sale degli spettatori seguendo il modello di teatro a palchetti, rivelatosi soluzione ideale dal punto di vista dell’acustica e struttura coinvolgente per il pubblico. E’  stato affermato che l’ex V. Emanuele, in 86 anni di vita, mise in scena una quarantina di opere, meno di mezza all’anno e rinsecchì la vita teatrale e musicale riminese. Dati facilmente reperibili dimostrano che gli allestimenti di opere furono 198, senza comprendere le repliche che soltanto nella prima stagione del 1857 furono 22 e nella seconda del 1858 bel 36. In attesa di una ricerca più approfondita per gli anni successivi, poiché il numero delle repliche fu anche di 8, possiamo affermare che le rappresentazioni di sole opere furono di oltre 600. Innumerevoli i concerti, gli spettacoli di prosa, operette e manifestazioni varie. Nessun teatro in Italia, all’infuori del nostro, può vantare di essere stato inaugurato con un’opera, “Aroldo”, composta appositamente da Verdi e allestita con l’assistenza personale del compositore. Ciò ha caratterizzato qualitativamente tutta la vita successiva del teatro che era considerato uno dei più importanti dell’Emilia Romagna. Basti ricordare la presenza di Mascagni sul podio di direttore, quella di cantanti come Lauri Volpi, Borgatti, Gigli, Pertile, Galeffi, Parmeggiani, Pinza, Pagliughi, Stignani, Favero e fra gli attori Duse, Novelli, Benassi.

Oggi esiste la possibilità di ricostruire l’antico teatro con i finanziamenti della Regione ed ll Ministero dei Beni Culturali, che appoggiano operazioni di restauro di questo tipo, come sta accadendo per il Teatro Rossini di Lugo. I progetti originali danno la possibilità di dare il via rapidamente ai lavori. Il teatro, così ricostruito, avrà usi molteplici per gli interessi dell’intera cittadinanza. Per risolvere il problema dei costi di gestione (senza contare i contributi non indifferenti dello Stato) sarà opportuno un accordo con i Teatri dell’Emilia Romagna e di altre regioni. Se vogliamo riavere il teatro, soluzioni diverse risultano impraticabili o assurde e causerebbero soltanto una perdita di tempo prezioso, dal momento che il problema scottante è quello specifico del Teatro A. Galli, che non può essere collegato o allargato a progetti vaghi o inesistenti.

 

Marco Cingolani

Attilio Giovagnoli

[Il Resto del Carlino, 4 gennaio 1984]