Rimini città d’arte
“Chicchi e i progetti fantasma”
“Paghi il sindaco”.
Riceviamo e pubblichiamo.
Signor Direttore del “Corriere di Rimini” le scriviamo a nome dell’ “Associazione Rimini Città d’arte” per la ricostruzione filologica del Teatro di Rimini (1843-1857) di Luigi Poletti di imminente costruzione… a proposito della ricostruzione del teatro. Il sindaco chiede ai cittadini di finanziare un progetto di teatro che non esiste. Nel consiglio comunale del 27 agosto 1996 Chicchi ha fatto votare ai consiglieri il primo stralcio di lavori di un progetto “in attesa di approvazione da parte del comitato di settore del Ministero dei beni culturali”.
Per poter far votare a quei dabbenuomini dei consiglieri la prima parte di un progetto inesistente, Chicchi ricorreva alla furbata di presentarla contemporaneamente come semplici lavori di restauro della parte storica superstite del teatro del Poletti. Non risulta ufficialmente che questo terzo o quarto o quinto progetto del teatro sia stato approvato.
Bisogna che i cittadini ricordino tutta la storia di questo teatro fantasma di Chicchi: il concorso di idee del 1985 fu vinto dall’equipe di Adolfo Natalini comprendente alcuni architetti indigeni; il primo progetto esecutivo del disegno vincitore, di grandezza littoria con un’arena posteriore a grandi quinte architettoniche, poiché con rozza insensibilità per i valori della storia e dell’arte di Rimini, violava l’area di protezione e manometteva gravemente Castel Sismondo, venne bocciato dalla Soprintendenza nel 1987 (sulla base del Decreto Ministeriale del 4 marzo 1915).
A questo punto scende in campo il sindaco Chicchi; sposata la causa persa del teatro nataliniano, il primo cittadino tenta di “far saltare” il decreto del 1915, che protegge uno dei quattro monumenti più importanti di Rimini, ricorrendo all’onorevole Napolitano di passaggio. Non gli riuscì di “riminizzare” Napolitano e più tardi nemmeno il ministro Paolucci. Nel frattempo era stato affidato il piano regolatore generale a Leonardo Benevolo, che si espresse pubblicamente contro il progetto di Natalini e indigeni; e si vide il sindaco Chicchi contraddire pubblicamente il “suo” progettista, uno degli architetti e degli storici dell’architettura più famosi d’Europa.
Il versatile gruppo Natalini presentò su sollecitazione di Chicchi un secondo progetto. Questa volta le ali erano state tagliate, ma per compensare l’effetto dello “spaventoso torracchione” scenico, questi architetti “geniali” pensarono di bilanciarlo con un’arena su una struttura di assi e pilastri di cemento che attraversasse il fossato riaperto.
Ancora una volta si violavano sia l’area del castello sia quella archeologica, protetta per l’occasione da un decreto ministeriale del 29 ottobre 1991, e la Soprintendenza bocciò anche il secondo progetto Natalini. Riteniamo che questo secondo progetto debba essere pagato non dai Riminesi, ma dal sindaco e da quanti hanno commissionato un disegno con la stessa impossibilità di realizzazione che aveva fatto bocciare il primo progetto. Chiediamo che la magistratura amministrativa apra un’inchiesta su tutto quest’affare che si avvia a costare alla comunità più di un miliardo di lire.
Da parte sua Chicchi continuava disperatamente a cercare notabili per “far saltare” i decreti che nel frattempo erano diventati tre; il 29 aprile 1992 il Ministero del Beni culturali sanciva la salvaguardia delle strutture superstiti del teatro del Poletti; l’ultimo notabile romano da “riminizzare” sarebbe l’onorevole Veltroni, che però non risulta si sia fatto ancora “riminizzare”. In questo ultimo anno, i responsabili di questo pasticcio del teatro hanno fatto di tutto per nascondere il terzo (o quarto o quinto) progetto di Natalini e indigeni che veniva dato come in corso di revisione a Roma, a Ravenna, e… nel Museo della città, dietro fumosi appelli al cittadini come l’ultimo che avete pubblicato ieri.
Denunciamo all’opinione pubblica il tentativo di costruire surrettiziamente a pezzi un progetto fantasma già tre o più volte scartato: sotto colore di restaurare la parte esistente del teatro polettiano, l’amministrazione comunale ha approvato un disegno che sacrifica le splendide architetture superstiti del Poletti per adattarle al progetto ignoto di Natalini e indigeni. Le magnifiche scale del teatro polettiano verranno tamponate negli intercolunni per collocarvi gli ascensori ed i cessi al servizio della nuova ignota struttura.
Cittadini riminesi che amate i beni culturali di Rimini o che solo avete un po’ di buon senso aiutateci a fermare questa barbarie.
In settimana daremo vita all’Associazione Rimini Città d’arte per la ricostruzione del teatro di Rimini com’era e dov’era e inizieremo una raccolta di firme per riavere intatta un’opera architettonica di prestigio europeo, l’unica possibilità per riavere un teatro e per salvaguardare i beni culturali della città.
Attilio Giovagnoli e Giovanni Rimondini
Per l’Associazione Rimini Città d’arte
[Corriere di Rimini, sabato 13 settembre 1997]