Teatro Galli: acustica manipolata elettronicamente [rimini2.0 (14.12.2022)]

Da circa un anno, ad insaputa del pubblico, nella sala polettiana del Teatro Amintore Galli si sta utilizzando, durante i concerti sinfonici, la cosiddetta “camera acustica virtuale”, un non senso già nella definizione, un vero e proprio inganno perpetrato nei confronti degli spettatori ignari che stanno subendo una truffa musicale.

Oggi mentre si sta concludendo la serie di concerti della 73ª Sagra Malatestiana con importanti complessi orchestrali internazionali, direttori di fama e concertisti prestigiosi, si possono trarre alcune considerazioni e sollecitare la direzione del teatro a porre fine alla costosa amplificazione artificiale dal momento che il risultato è stato fallimentare, diverso da concerto a concerto, con buona pace dell’acustica naturale tanto importante in un teatro.

Il parere non è soggettivo, ma scaturisce dal confronto con frequentatori abituali di teatri e sale da concerto: Angelo Tumedei fra i maggiori appassionati di musica della Romagna, da un cinquantennio assiduo spettatore di innumerevoli concerti; il maestro Luigi Pizzaleo compositore e pianista; il maestro Manlio Benzi direttore d’orchestra; Marco Cingolani frequentatore di quasi tutti i concerti al teatro Galli; chi scrive che ha registrato, per verificarne gli effetti, i concerti della Sagra da vari posti del teatro.

Ebbene cosa è stato riscontrato?

Ad una prima impressione tutto si avverte più cupo, come se la sala fosse inondata con un effetto simile a quello che gli specialisti di casse acustiche definiscono “subwoofer” che esalta le basse frequenze, un suono privo del nitore che si otteneva in precedenza con la camera acustica in legno.

I microfoni ben visibili dal pubblico, in numero di nove o più a seconda dell’organico orchestrale, sono calati dall’alto sopra i musicisti in palcoscenico e catturano il suono degli strumenti a gruppetti in base alla posizione. Così il suono naturale va a farsi friggere. Tutto è condizionato dai tecnici che operano al mixer in fondo alla platea per cui risultano esaltati alcuni strumenti e mortificati altri.

Le sonorità più contraffatte si percepiscono quando l’orchestra suona “forte” all’unisono, allora le note potenziate hanno l’effetto di un turbine che arriva a ondate. “Come se l’orchestra avesse improvvisamente la febbre” è stato il commento di uno degli esperti.

Ma non è soltanto nei fortissimi orchestrali che si avverte l’artificiosità del sistema. Gli esperti hanno rilevato che anche nel suono del pianoforte nel concerto della celebre Maria João Pires si sono annullate le sfumature più delicate dello strumento che sono risultate uniformate.

Nel concerto diretto da Zubin Mehta con l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino è capitato di ascoltare l’arpa sovrastare in modo metallico gli altri strumenti.

Nel concerto diretto da Vladimir Jurowski con della Rundfunk Sinfonieorchester di Berlino i violoncelli eccessivamente amplificati si sono imposti sugli altri archi.

Nel concerto della WunderKammer Orchestra il primo violino svettava amplificato sul resto del complesso.

I microfoni captano campioni sonori come un mosaico e allora per giunta è capitato di ascoltare amplificati anche i rumori sul palcoscenico come lo spostarsi delle sedie degli orchestrali o il cadere accidentale della sordina da uno strumento a fiato a dimostrazione di questa amplificazione settoriale.

In questo sistema aberrante come viene propagato il suono?

Alcuni altoparlanti, quelli più esposti, sono sistemati verticalmente ai lati del palcoscenico a ridosso dei palchi di proscenio, altri meno visibili, sono collocati in alto sul fondo del palcoscenico alle spalle degli orchestrali. Altri diffusori sono fissati orizzontalmente alle strutture in metallo per i riflettori nei palchi laterali del secondo ordine, in particolare nei palchi numero 1,3,5,7 e 17,19,21,23 dove l’ascolto è così fortemente distorto da risultare indisponente.

 

Il Teatro Galli è stato ricostruito come era a 75 anni dalle distruzioni belliche e non merita un trattamento così mortificante.

Non è certo questo che avrebbero accettato la Tebaldi, Abbado, Pollini e gli altri sottoscrittori (nel 1999) dell’appello dell’ “Associazione Rimini città d’arte Renata Tebaldi” per il teatro com’era e dov’era. Né sarebbe d’accordo il critico musicale Adriano Cavicchi uno dei fautori del ripristino filologico del Teatro Galli, che asseriva che il teatro tradizionale a palchi è uno strumento musicale con acustica propria, che va rispettata nella sua peculiarità. Perché anche l’acustica è un bene culturale.

Dalla mania microfonica non è stata esente neppure l’opera. Anche se in modo meno evidente nel Don Giovanni mozartiano l’orchestra è stata amplificata mentre fortunatamente i cantanti no. Meno male perché il teatro non è una balera o una discoteca.

A questo punto, per assurdo, tanto vale fornire all’ingresso a ciascun spettatore una cuffia stereofonica.

La ragione perché si è abbandonata senza discussioni la “camera acustica reale” in pannelli di legno è riportata nella “Procedura negoziata senza bando“ del Comune di Rimini, Determinazione Dirigenziale n° 995 del 18 maggio 2021 (sindaco Andrea Gnassi): «Il Teatro Galli è attualmente dotato di una camera acustica in legno composta da pannelli anche di grandi dimensioni che racchiudono il palcoscenico; al fine di migliorare la fruizione del teatro e ottimizzare la gestione dei calendari delle Stagioni di prosa e danza, di musica e lirica che spesso interferiscono tra loro, il personale dei teatri è costretto anche a turni notturni per le operazioni di montaggio e smontaggio della camera acustica in legno con notevoli costi, dovuti anche al fatto che il tempo a loro disposizione per tali operazioni è molto breve; l’Amministrazione ha deciso, pertanto, di dotarsi di una camera acustica virtuale, operando una scelta innovativa, già sperimentata in altri teatri di tradizione italiani, al fine di garantire un’eccellente qualità del suono sia per gli artisti in scena che per il pubblico in sala, senza la necessità di dovere montare sul palcoscenico in occasione di tali eventi, e successivamente smontare, una camera acustica di legno; […]».

La messa in opera dell’apparato elettronico, affidato alla ditta Mediacare di Ravenna è costato alla collettività 200 mila euro.

I dirigenti del teatro dovrebbero spiegare come si procede negli altri teatri dove si montano e smontano tranquillamente le strutture in legno in occasione dei concerti sul palcoscenico: la Scala, la Fenice, il Comunale di Bologna, il Petruzzelli, i teatri di Ferrara, di Reggio Emilia, e anche l’Opera di Dresda, l’Opéra Bastille, e i maggiori teatri europei.

In questi teatri, nati per l’opera, quando si devono allestire concerti sul palcoscenico si provvede al montaggio dell’apparato acustico in legno. In questo modo l’acustica è propria e tipica di quel teatro e non è manipolata da apparecchiature elettroniche come accade nel teatro Galli dove ad ogni concerto il risultato acustico è diverso, a seconda della disposizione dei microfoni e della sensibilità dei tecnici addetti al mixer.

Al Teatro Galli si è abbandonata la camera acustica in legno, a pannelli convessi, adottata dall’inaugurazione nel 2018 a quasi tutto il 2021, rinunciando ad un sistema che, con i dovuti miglioramenti, avrebbe sicuramente funzionato meglio dell’attuale amplificazione artefatta.

In conclusione cosa si dovrebbe fare?

Chiudere il “golfo mistico”, come già accaduto alcune volte, rinunciando a quattro file di poltrone della platea, protrarre il palcoscenico per collocarvi i musicisti e sistemare gli orchestrali più addentro nella sala favorendo così la fruizione naturale della musica. Sul fondo allestire la camera acustica in legno che convoglia i suoni verso la sala e non li disperde nel palcoscenico.

«Torniamo all’antico, sarà un progresso» [Giuseppe Verdi].

 

Attilio Giovagnoli per l’Associazione Rimini città d’arte Renata Tebaldi.