L’Associazione “Rimini città d’arte” scrive a Walter Veltroni, Ministro dei Beni Culturali.
SIGNOR MINISTRO, RIMINI HA Già SUBITO LA SUA PARTE DI DISTRUZIONI. ADESSO BASTA!
Signor Ministro,
rappresentiamo l’Associazione “Rimini Città d’Arte” per la ricostruzione del Teatro comunale di Rimini com’era e dov’era, secondo il progetto realizzato dal 1843 al 1857 dall’architetto di Gregorio XVI e di Pio IX Luigi Poletti, ultimo dei grandi architetti pontifici. Il teatro comunale purtroppo è stato colpito nel bombardamento del 28 dicembre 1943 e ha perduto la sala, o pozzetto, e il palcoscenico. Sono rimaste invece intatte la facciata, le strutture dell’atrio, delle grandiose scale, la Sala Ressi, già “teatro figlio” dove attualmente si riunisce il consiglio comunale, e gran parte del primo ordine ad archi tamponati dei fianchi. Negli anni ottanta un comitato cittadino raccolse circa 10.000 firme per la ricostruzione filologica del teatro polettiano, ma l’amministrazione comunale del tempo preferì indire un concorso nazionale di idee per la ricostruzione del teatro. I vincitori di questo concorso, il gruppo di Adolfo Natalini, presentarono un primo faraonico progetto con un teatro sotterraneo profondo 15 metri, uno “spaventoso torracchione” dell’area scenica [l’espressione appartiene a uno dei giurati del concorso] e grandi ali posteriori che dovevano delimitare un’arena estiva. Le ali di questo teatro violavano fino a pochi metri dal portale Castel Sismondo, la rocca malatestiana che contiene il palazzo di Malatesta il Centenario, dove alla fine del Duecento si era consumata la tragedia di Paolo e Francesca. Per la ricostruzione quattrocentesca di questa fortificazione, la più importante di una serie di castelli che va da Bertinoro, Cesena, ad Ancona, Ascoli, su invito di Sigismondo Pandolfo Malatesta ottavo Signore di Rimini, aveva dato i disegni nel 1438 Filippo Brunelleschi. Piero della Francesca, Agostino di Duccio, Matteo de’Pasti e altri innumerevoli artisti, l’avevano ritratto dal vero; Roberto Valturio ed altri umanisti l’avevano descritta e lodata.
Esistendo un decreto ministeriale del 4 marzo 1915 di protezione dell’area di Castel Sismondo – un castello che ha strutture (la “prima rocca”) attualmente sepolte sotto piazza Malatesta – il progetto di fattibilità del nuovo teatro fu bocciato dalla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici di Ravenna. Gli stessi architetti allora allestirono un secondo progetto, ancor una volta senza tener conto del decreto del 1915, né egli atri due decreti ministeriali aggiuntisi nel frattempo, uno del 29 ottobre 1991, per la salvaguardia della città romana Ariminum, che sarebbe stata stravolta dalla voragine di 15 metri, e uno del 29 aprile 1992, per la salvaguardia del teatro polettiano.
Leonardo Benevolo, autore dell’ultimo piano regolatore di Rimini, si era espresso pubblicamente in favore della riapertura del fossato di Castel Sismondo e contro i progetti teatrali di Natalini. Il secondo progetto di Natalini prevedeva di invadere l’area del grande fossato riaperto con una piattaforma lignea sostenuta da pilastri in cemento. Tale progetto invasivo venne bocciato dalla Soprintendenza nel 1994. Da allora il sindaco Giuseppe Chicchi si dava da fare per “far saltare” [così si è espresso e si esprime] i vincoli di protezione del castello, dell’area archeologica e delle strutture polettiane, avvicinando i notabili romani, l’onorevole Giorgio Napolitano prima, il ministro Antonio Paolucci in seguito, ma inutilmente.
TRA POLETTI E NATALINI, IL NOSTRO VOTO VA AL PRIMO
E’ da un anno che si sente parlare del terzo progetto di Adolfo Natalini che, da parte dell’amministrazione comunale, si dice in preparazione a Roma, presso il Suo Ministero, a Ravenna, presso la Soprintendenza, o a Rimini nel Museo della città. Nel frattempo è passata in Consiglio comunale la decisione di far partire e lavori del terzo progetto, che nessun consigliere ha mai visto, nella forma surrettizia di “restauro” delle strutture superstiti del teatro – insieme a scavi archeologici per verificare la consistenza del patrimonio archeologico da distruggere, Avendo notato che questo “restauro” prevedeva la collocazione di un ascensore e dei cessi del terzo teatro negli intercolunni del grandioso scalone del Poletti, abbiamo denunciato questa barbara operazione all’opinione pubblica. Il sindaco Giuseppe Chicchi, con sua lettera del 18 settembre ’97, ci comunicava di aver sospeso “l’esecuzione dell’ascensore e dei servizi igienici negli intercolunni delle scale elicoidali in attesa della definizione del progetto generale e degli spazi-cerniera tra la nuova costruzione e quella polettiana”.
Caro Ministro, ora toccherà a Lei ascoltare da Giuseppe Chicchi la richiesta di “far saltare” il terzo decreto ministeriale, quello che protegge quanto è rimasto del Teatro di Luigi Poletti, per realizzare il terzo progetto di Adolfo Natalini, che si dice sarà “largo di fianchi”; e per allargare i fianchi si dovranno distruggere le solide arcate superstiti delle pareti laterali della struttura polettiana, protette dal decreto ministeriale del 29 aprile 1992. Noi vorremmo, Signor Ministro dei Beni Culturali, che Lei mantenesse quel decreto di protezione delle strutture superstiti del teatro di Luigi Poletti e che, amichevolmente, “tirasse le orecchie” a questo sindaco che continua a cercare vie traverse e clientelari per far declassare i beni culturali della sua città, e proprio da un Ministro dei beni culturali. La preghiamo di ricordare a Giuseppe Chicchi l’esempio di Antonio Bassolino e di Massimo Cacciari. Constatato che i vari progetti di Adolfo Natalini non possono dare a Rimini un teatro, ci siamo uniti per realizzare l’Associazione “Rimini Città d’Arte” per la ricostruzione del teatro com’era e dov’era e per la salvaguardia di Castel Sismondo. Ha accettato la presidenza onoraria Renata Tebaldi e subito hanno aderito Federico Zeri, Claudio Abbado, e numerose personalità del mondo dell’arte e della cultura musicale e teatrale. Ma soprattutto ci conforta a batterci per il nostro obiettivo l’entusiasmo unanime dei riminesi, giovani e anziani, che ci fanno sentire quanto la proposta di riavere intatto il vecchio teatro stia loro a cuore, e ai quali, nel mese di ottobre, chiederemo con una sottoscrizione di pronunciarsi sul progetto di ricostruzione filologica del teatro polettiano per avere la prova formale della volontà popolare di ricostruire “quel” teatro. La nostra Associazione in futuro si batterà per la salvaguardia e la valorizzazione di tutti i beni culturali di Rimini città e provincia, convinti come siamo che il rispetto per la memorie e i valori della cultura fa parte del rispetto profondo che si deve agli esseri umani e a tutte le culture che l’umanità esprime.
Le auguriamo, Signor Ministro dei Beni Culturali, buon lavoro.
Attilio Giovagnoli, presidente, Giovanni Rimondini, vicepresidente.
Rimini 25 settembre 1997
[Chiamamicittà, 8 ottobre 1997]