Il Resto del Carlino, Silvano Cardellini: "Il partito del Poletti vince in piazza" [23.1.2000]

Il partito del Poletti vince in piazza

Il «partito» del «teatro com’era e dov’era», il «partito del Poletti» fa la rischiosa prova della piazza e vince. C’è poco da fare. Vince rispetto al «partito» contrapposto della ricostruzione secondo il cosiddetto progetto Natalini. Questo «partito», se c’è in piazza non si è mai visto: i suoi sostenitori sono nel Palazzo.

In molte centinaia i cittadini (oltre mille, secondo gli organizzatori che giurano di aver raccolto 900 firme) che ieri pomeriggio circondano, con una catena umana, il teatro che, davanti, esibisce un lungo striscione rosso: «Ricostruiamo il teatro com’era».

In più di 500 in piazza, un sabato pomeriggio, con il freddo, per una manifestazione che sa insieme, di protesta politica, anche se non enfatizzata, e di festa. Un’occhio al teatro e l’altro al Palazzo Garampi che, per ora, ha scelto il progetto Natalini, anche se da correggere, per l’ottava-nona volta, con ulteriori modifiche chieste dal sindaco Alberto Ravaioli.

Ma i lieder dell’Associazione Rimini città d’arte, che hanno promosso la manifestazione di ieri, di modifiche in senso polesano del progetto Natalini non ne vogliono sapere. «Siamo duri puri», dichiara Rosita Copioli, poetessa, che parla di «edizione filologica del teatro». Insomma, nessun compromesso. «Ma soprattutto con una questione teatro giocata fra le mura cittadine come se in ballo non ci fosse un caso nazionale, perché il Poletti appartiene a tutti». Alla domanda su quale traduzione politica possa avere la catena umana, Rosita Copioli replica che alla loro Associazione interessa solo aumentare il consenso intorno alla ricostruzione del teatro di Luigi Poletti. Come dire. «La politica non è affare nostro».

C’è un complesso musicale che suona motivi leggeri sotto il loggiato del Comune. C’è una carrozza antica che arriva e fa scendere personaggi d’opera in costume e con in mano gli spartiti del «Trovatore», della «Carmen» della «Traviata» a simboleggiare il senso d’una lirica che vuole tornare dentro il teatro del Poletti, inaugurato, il 16 agosto 1857, con l’«Aroldo» di Giuseppe Verdi, dal maestro in persona. Ci sono sulla tribuna celebrati poeti dialettali (Gianni Fucci, Giuseppe Bellosi, Giovanni Nadiani) che declamano versi di Pazzini, di Stecchetti, di Spallicci come a rivendicare ad oltranza il senso della difesa della tradizione, C’è Tonino Guerra che professa il proprio pentimento per essere sceso troppo tardi in campo a difesa del «gioiello» del Poletti. Ma soprattutto, in piazza, c’è, come si dice, tanta gente comune. E, confusi, nella catena umana, si ritrovano esponenti di An (con il consigliere Gioendo Renzi che si dichiara impegnato a raccogliere firme di un terzo del consiglio comunale per promuovere una consultazione popolare), dei Verdi, della Lega, il presidente degli albergatori Ermeti, quello della Confcommercio Venturini, l’esponente dell’Unione agricoltori Santini, il segretario della Confartigianato Mauro Gardenghi, il presidente di Rimini Turismo Mario Ferri. E, curiosamente, in piazza c’è anche, per nulla imbarazzato, l’architetto Giorgio Franchini che fa parte dello staff Natalini.

[Silvano Cardellini, “Il partito del Poletti vince in piazza”, Il Resto del Carlino, cronaca di Rimini, domenica 23 gennaio 2000].

 

Teatro La mobilitazione

Prova di forza che fa riflettere

La manifestazione per un teatro alla Poletti segna una svolta. Alcune centinaia di persone che scendono in piazza non sono poche. Fanno fatica gli stessi partiti e sindacati a mobilitarne tanti. Figurasi una associazione senza apparato. Il segnale di ieri è stato sottolineato anche da una dichiarazione di Adriano Aureli, presidente dell’Assindustria che fa parte, come socio del Comune, della Teatro spa: «Un teatro a Rimini serve. E questo può essere solo quello originario, considerato un gioiello. Deve tornare il Poletti per intero: non solo nella facciata. Se poi si sostiene che, invece, serve una struttura più capiente, allora si ragioni sulla possibilità di realizzare un auditorium altrove». Che peraltro la Fondazione Carim sarebbe pronta a varare. E’ la prima volta che il socio privato della Teatro spa dice come la pensa. Da parte sua il sindaco Ravaioli, ieri pomeriggio, si è limitato a «prendere atto di questa prova d’amore per il teatro espressa in piazza» e a ribadire la propria posizione: «proseguiamo nel nostro iter giuridico-amministrativo per la ricostruzione del Galli puntando ad arrivare ad un progetto condiviso dalla città». E cosa si debba intendere per «progetto condiviso» ormai è chiaro.

Tanto chiaro che nel palazzo prende sempre più corpo l’ipotesi di un prossimo, possibile salto mortale doppio della giunta Ravaioli. Che potrebbe azzerare o quasi il progetto Natalini, incaricando lo stesso staff di tecnici di riprogettare la ricostruzione del teatro in chiave polettiana. Non sappiamo dove andrà a parare questa storia (c’è sempre di mezzo il problema dei 5 miliardi già spesi per il progetto Natalini). Di sicuro, però, è bene tirare una riga: si giochi a carte scoperte. Non vorremmo che questa vicenda finisse alla riminese: e cioè che non si fa nessun teatro, né del Poletti né del Natalini. Tanto vale dirlo subito.

 

 

[Il Resto del Carlino, cronaca di Rimini, domenica 23 gennaio 2000]