Una catena umana invocando il teatro
Di Anna Tonelli
Tutti i poeti dialettali guidati da un Tonino Guerra «pentito per non aver iniziato prima la crociata». Poi musicologi, insegnanti, melomania, teatranti, insieme a tante facce comuni, molti capelli bianchi, alcuni giovani. Cinquecento persone, forse più, pronte a tenersi per mano ieri pomeriggio in una catena umana che ha circondato il teatro Galli in piazza Cavour, il cuore della Rimini storica. Una protesta per rivendicare il recupero filologico dell’antico teatro ottocentesco disegnato da Luigi paletti. L’abbraccio simbolico al teatro è stato organizzato contro l’intenzione del Comune di ricostruire il teatro secondo un nuovo progetto elaborato dallo staff dell’architetto Natalini che secondo i «filologi» stravolgerebbe completamente l’impianto storico. Il progetto Natalini in realtà, disegnato nell’ 85 è stato rielaborato ben 8 volte, e una nona versione sta per essere varata sul tentativo di mediazione del Comune che ha chiesto agli architetti di smussare le parti più controverse cercando di riscattare le carte al primitivo impianto polesano. Un compromesso che non fa onore ai progettisti né al Comune, né ai rivoltosi. Ma tant’è: I margini di manovra sembrano pochi (c’è chi spera in uno stop della Soprintendenza non appena si comincia a scavare), ma la città della ricostruzione del teatro «com’era e dov’era» ieri si è contata. E, dal numero di partecipanti, la manifestazione è riuscita. Dalla gradinata del Palazzo del Podestà la poetessa Rosita Copioli ha gridato il lungo elenco di nomi illustri che si battono per la ricostruzione filologica: Carla Fracci, Riccardo Muti, Claudio Abbado, Umberto Eco, Renata Tebaldi, Gianandrea Gavazzeni, Luciano canfora, Carlo Bo, Andrea Emiliani, Beppe Grillo, Dario Fo… Una lista di vip alla quale si sono uniti riminesi comuni, quelli che sognano l’opera o Shakespeare recitati in una platea ottocentesca. «Non si può negare la storia», esordisce la Copioli, poetessa pluripremiato e amata negli Stati Uniti. «La piazza - fa eco Tonino Guerra - deve respirare ancora di storia, conservando un gioiello di una ricchezza incalcolabile, amato da Giuseppe Verdi». E’ infatti, nel teatro polettiano, che Verdi volle rappresentare in anteprima «l’Aroldo», riscritto appositamente per l’inaugurare il teatro nell’agosto del 1857. Ed ora in quello stesso teatro, i riminesi vogliono tornare a godere gli spettacoli, a partire dai protagonisti delle opere liriche che ieri, in maschera, sono andati a infoltire la catena umana.
[Anna Tonelli, “Una catena umana invocando il teatro”, La Repubblica, domenica 23 gennaio 2000, pag. IX].